Cattive abitudini, cattive scelte

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La Nielsen Holdings  è un’azienda globale di misurazione e analisi dei dati della spesa effettuata. Le sue rilevazioni forniscono una precisa visione sulle scelte dei consumatori e quindi sull’andamento dei mercati, in realzione alla Grande Distribuzione (quindi nei supermercati).

Le logiche di raggruppamento dati comprendono alcuni parametri interessanti, utili a ragionare sui numeri e sulle scelte.

In particolare, mettiamo a confronto la spesa di marzo 2020 con quella di marzo 2019.

Si evidenzia l’effetto “stock”: i cibi a lunga e lunghissima conservazione in questo momento sono molto ricercati. Come pure quelli per alcune preparazioni casalinghe (come farine e lievito). E questo aspetto ci sta tutto, nell’attuale situazione.

Un altro settore in forte crescita è quello degli acquisti relativi a “prevenzione e salute”.  Ed anche qui è perfettamente comprensibile che ci sia un’impennata nel rifornimento di guanti, detergenti, disinfettanti, candeggina, termometri.

Ma quello che ci colpisce come un pugno (e dimostra che molto cammino c’è da fare nella consapevolezza alimentare) è la crescita vertiginosa del “cibo rapido”:

  • pizza surgelata (+45,7%)
    vino (+12,4%)
    birre alcoliche (+11,3%)
    affettati (+28,1%)
    mozzarelle (+44,6%)
    wurstel (+44,2%)
    patatine (+25,7%)

e di quello che va più propriamente sotto la definizione di  “comfort food”:

  • creme spalmabili dolci (+61,3%)
    gelati (+21,5%)
    wafer (+16,2%)

I dati, ricordiamo, sono confrontati con lo stesso periodo (3° settimana di marzo) del 2019.

Davvero dobbiamo aggiungere danno a danno?
Scelte errate possono farci uscire da questa quarantena più infiammati, più grassi, pieni di liquidi, con la glicemia disturbata e con questa pesante assunzione di grassi pericolosi.

Poi ci ho ragionato sopra ed ho cercato alcuni elementi per capire meglio il fenomeno.

Riflessione sui dati

Ipotesi 1.
Stare forzatamente a casa ha aumentato la ricerca di cibo come “coccola”: compensazione a basso costo.
Sembra una soluzione che funziona, nell’immediato. Anche chi aveva iniziato a fare movimento, o intrapreso un percorso alimentare, chi aveva un buon equilibrio e si preparava alla prova costume, ha buttato tutte alle ortiche, trovando nella pandemia un ottimo alibi.

Lo scenario peggiore.

Ipotesi 2.
L’aumento della spesa consegnata a casa sfugge a queste rilevazioni. Ed è probabile che queste parte sia costituita in gran parte da alimenti freschi, in particolare frutta e verdura. Si riscopre insomma l’ortolano di paese, che effetta la consegna a casa con più celerità (e con qualità più valutabile) rispetto al grande supermercato.
Questa fetta di spesa quindi non compare nei numeri statistici, o almeno non in modo completo.
Lo spero.

Ipotesi3.
Il cibo spazzatura era già nei consumi abituali delle persone. Però prima venivano acquistati nel bar sotto la scuola o nella tavola calda di fianco all’ufficio.
La situazione attuale ha solo fatto emergere queste abitudini che erano diluite su più esercizi commerciali, facendoli confluire tutti nella grande distriibuzione e quindi portandoli allo scoperto.

Sono solo alcune riflessioni. E in ogni caso non molto consolanti.

Ragioniamo, informiamoci e scegliamo meglio.

Consigli per una spesa di qualità

 


 

https://www.nielsen.com/it/it/insights/article/2020/coronavirus-la-spesa-in-quarantena/