Quando goji vuol dire salute

Goji3.jpg

Sappiamo che non esistono integratori miracolosi o cibi-panacea per ogni male. Però ad alcuni alimenti si attribuiscono potenti effetti di guarigione, o almeno ci si aspetta che facciano un gran bene.
Sulle bacche di Goji, ad esempio, esiste molta “letteratura”, sia oggettiva (dato che è realmente un alimento con ricche proprietà nutrizionali), sia assemblata a fini commerciali (che lo presentano troppo spesso come un alimento quasi miracoloso).

Per non trascurarle e per non mitizzarle, impariamo a conoscerle, con l’aiuto di un esperto. Ed in fondo all’articolo, qualche suggerimento di utilizzo in dietaGIFT.


mariopria2
Quando goji vuol dire salute
di Mario Pria, dottore agronomo

Cominciai a coltivare il goji ed a proporlo alla nostra clientela del vivaio, già verso la fine degli anni ’90. Ci eravamo documentati sulle qualità di questa solanacea, ed eravamo stati colpiti, specialmente perché, nonostante l’aspetto apparentemente dimesso della piccola pianta, se ne nascondevano qualità notevoli. L’interesse per questa meravigliosa essenza è andato poi ad espandersi negli anni successivi, grazie anche, dobbiamo dirlo, ad una sapiente campagna commerciale che ha portato la sua conoscenza all’interno di ogni casa, specialmente nei confronti del prodotto di vendita più conosciuto, le bacche (cioè i frutti) essiccate.

Carta d’identità

gojiLe essenze di goji più sfruttate, appartengono, in realtà, a due specie: il Lycium barbarum, ed il Lycium chinense. La pianta è autoctona nelle valli dell’Himalaya, in Tibet, Mongolia e Cina.  Appartiene alla famiglia delle Solanaceae, la stessa, per intenderci, alla quale appartengono il pomodoro, il peperone, la melanzana, il tabacco e la belladonna (pianta, non essere umano!). Curiosità: il nome della famiglia deriva dal genere Solanum (quello dei pomodori, delle melanzane e dei peperoni), che deriva a sua volta da “sòlor”, cioè “io consolo”, in riferimento alle loro qualità medicamentose.
Il Lycium deve il suo nome (il genere), alla Licia, una regione dell’Anatolia, regione ricca di montagne e rilievi corrispondente alla penisola turca. “Barbarum” sta a significare, invece, “straniero, forestiero”, mentre “chinensis” “della Cina”. I nomi quindi indicano le differenti regioni geografiche in cui le specie si sono differenziate.
Il nome popolare “goji” in cinese vuol dire “bacca”. Ne approfitto per ricordare che la bacca botanicamente è un frutto indeiscente (cioè che a maturità non si apre), con un epicarpo (la buccia) sottile, entro cui si trovano dei semi immersi in una polpa succoso-carnosa. Ne sono esempi anche il pomodoro, l’uva, la melanzana. Evidentemente il nome indica la parte della pianta avente maggior sfruttamento.

Proprietà: elisir di lunga vita

Il goji deve la sua fama indubbiamente alle sue qualità.  Prima di tutto per il suo potere antiossidante (da molti considerato un preventivo anticancro). Cosa sono gli antiossidanti? Sono sostanze che rallentano o prevengono l’ossidazione di altre sostanze e la formazione di “radicali liberi” frutto di tale ossidazione, i quali sono degli innescatori di reazioni a catena che danneggiano le cellule dei tessuti. Uno studio cinese ha dimostrato l’innalzamento degli enzimi superossido dismutasi, catalasi e glutadione perossidasi.
Poi ha un contenuto  molto elevato in vitamine. La vitamina C contenuta è il triplo di quella  presente nell’arancia. Ha, inoltre,  più vitamine del gruppo B rispetto agli altri frutti, e più beta carotene della carota stessa (che pur deve il suo nome a questo precursore della vitamina A!).
Inoltre ha un elevato contenuto in minerali e oligoelementi,  specialmente Ferro, Cromo e Magnesio, particolare importante, vista la capacità degli stessi di stimolare gli enzimi, che sono gli attivatori delle reazioni metaboliche dell’organismo.
Da ultimo vale la pena ricordare che il goji si è guadagnato la fama di stimolatore della fertilità e di naturale afrodisiaco (per la gioia di molti uomini).

Composizione chimica

goji2Le bacche di goji contengono sostanze interessantissime: betaina, germanio, luteina, zeaxantina (carotenoide presente anche nel mais, Zea mais, da cui prende il nome), fisalina. Non solo le bacche, ma anche la corteccia, le radici, le foglie vengono utilizzate per le loro proprietà curative, ma, attenzione, la parte erbacea della pianta rientra nella lista del ministero della salute per l’impiego NON ammesso nel settore degli integratori alimentari.  Alcune critiche sono state mosse a proposito del contenuto in atropina, sostanza presente tipicamente nelle solanacee ( in particolare nella Atropa belladonna, a testimonianza del fatto che le belle donne sono sempre pericolose): ebbene, nel goji è contenuta in quantità assolutamente minime. In particolare il goji detiene il primato di contenuto in carotenoidi ed in acido ellagico (antiossidante naturale presente nelle querce, ma anche in melograni, noce pecan, fragole, lamponi, pesche).

Effetti benefici

Da tempo si sta consolidando come un super alimento, accompagnato dalla storia vissuta nell’ambito della medicina cinese e dalla sagace opera di marketing commerciale che ha accompagnato la sua introduzione in Italia.
Gli effetti dei suoi supposti benefici vanno dalla prevenzione antitumorale, all’azione antinvecchiamento e antidegenerativa, dall’azione immunologica al beneficio nei confronti della pressione sanguigna, dal contrasto al diabete alla riduzione del colesterolo e della glicemia.
Il potere antiossidante del goji è stato dimostrato con il test ORAC,  test che si sta affermando come un riferimento per misurare l’azione antiossidante di un alimento. Il mirtillo ad esempio, alimento antiossidante per eccellenza, ha un valore di circa 2.000 ORAC. Ebbene, il goji ha un valore di circa 25.000 ORAC, certamente ragguardevole!

Studi scientifici

Presso l’università di Shangai (Second Millitary University), si è dimostrata una regressione dei tumori dopo somministrazioni di polisaccaridi derivati da Lycium barbarum (LPB) abbinati a globuli bianchi.
Presso l’università di Hong Kong si misurò un numero minore di cellule morte a causa di peptidi amiloidi, responsabili dell’insorgere del Morbo di Alzheimer, a seguito dell’azione protettiva di bacche di goji.
L’università di Whuan ha registrato un aumento di colesterolo buono (HDL), in soggetti sottoposti a somministrazioni di bacche di goji.
Inoltre diversi studi hanno testimoniato aumenti dei livelli di  zeaxantina (contenuta nelle bacche) nel sangue con conseguenti rallentamenti di degenerazione maculare della retina.

…e controindicazioni

Alcune attenzioni devono avere gli allergici alle solanacee; così come chi assume farmaci anticoagulanti (i principi  attivi del goji interferiscono con gli antagonisti della vitamina k, che favorisce la coagulazione del sangue). Stesso discorso per gli ipertesi.

Aspetti botanici e di coltivazione

Ricordiamo che il goji è una pianta “perenne” (quindi ha un ciclo pluriannuale), e, data la sua origine,  resiste al gelo,  e d’inverno perde le foglie (decidua). Quindi al Nord può essere tranquillamente coltivata. L’aspetto è quello di una pianta di piccole dimensioni, simile al mirtillo, od al ribes. I fiori sono di colore viola-lilla.  La bacca è piuttosto piccola, ovoidale, rossa o arancione.
La coltivazione da seme avviene con semine primaverili; la pianta si può moltiplicare facilmente per talea.
Se comprate la pianta in un vivaio, abbiate cura di rinvasarla, o piantarla prima possibile, e ricordate che ama l’acqua, ma non tollera i  ristagni. Preferisce l’esposizione al pieno sole, cosa che favorisce molto l’impollinazione entomofila (eseguita dagli insetti). Fiorisce intorno a maggio, ed i frutti maturano in piena estate. Attenzione, quando raccoglierete le bacche, a non pungervi con le rade spine (è infatti chiamata anche “Spina Santa di Barberia, o Spina Santa cinese”).

Uso delle bacche di Goji

La bacca può essere consumata fresca, appena raccolta. Conosciute sul mercato sono le bacche essiccate, o concentrate e miscelate in varie preparazioni alimentari ( marmellate, yoghurt, succhi di frutta; in questi casi attenzione sempre agli zuccheri aggiunti). Il sapore è simile a quello del mirtillo, della fragola e del lampone.
La dose giornaliera ottimale è di 20 grammi di bacche fresche.
Una volta tanto dalla Cina , dunque, non arrivano solo insetti indesiderati, giocattoli non a norma e influenze, ma anche una pianta usabile, usufruibile, coltivabile, e bellissima.

dr.agr. Mario Pria, contatto FB: Mario Pria
marioemmepi@gmail.com
www.marioemmepi.it


Quindi, dopo averne scoperto le proprietà, l’aspetto, e perfino il modo per coltivarla, qualche suggerimento per inserirla in un’alimentazione GIFT.

  • A colazione: una ciotola con yogurt bianco intero, fiocchi di cereali integrali, semi di lino e di sesamo, bacche di goji, frutta fresca di stagione (es. una mela + una pera). E una colazione completa, ricca di vitamine, antiossidanti, grassi omega3 e proteine vegetali
  • Spuntino pre-allenamento: una ciotola con rondelle di banana, bacche e miele. E’ un piccolo pasto ricco di zuccheri e di minerali
  • Nei dolci: ad esempio in uno strudel. O per inserire una nota più acida nella torta di mele. Vanno ad arricchire la parte “carboidrati” come fanno sempre anche gli altri frutti disidratati, come albicocche, o prugne secche, apportando quei preziosi antiossidanti che abbiamo imparato a conoscere
  • Sulla macedonia, a completamento di una cena romantica

Antonella Carini