Quando dietaGIFT era giovane

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Si chiamava (anche) “la dieta Antifame”.
In realtà si possono utilizzare molti soprannomi, alcuni più scherzosi (gift=dono), altri più seri e scientifici (come quello che la identifica in modo più preciso ed innovativo, “Alimentazione di Segnale”).
Sono tutti veri, sono tutti sensati.
Ma quella notazione di dieta antifame già preannunciava un tratto importante, che rende il metodo GIFT ben riconoscibile, fra tutti i regimi alimentari.
Chi inizia ad applicare il metodo in modo corretto, all’inizio quasi si spaventa di non avere una precisa grammatura delle porzioni.
“Aiuto, non starò mangiando troppo?” 
“Ma davvero devo fare questa colazione così ricca?”

Tutti si aspettano di “avere fame”, perché è sempre stato così nelle precedenti diete seguite. 
Quindi questa PIACEVOLE SORPRESA di essere ANTIFAME va accettata e capita.
PERCHE’ NON SI HA FAME????
O meglio, come si raggiunge una NORMALE ALTERNANZA DI SAZIETA’ (per varie ore dopo il pasto) E FAME (in prossimità del pasto)?

Possono essere utili alcune considerazioni per riflettere su questo aspettoci, a partire da una domanda speciale: DOVE è la fame?

LA FAME E’ NELLO STOMACO?

La sensazione non nasce nello stomaco. O meglio non nel senso di stomaco vuoto/pieno.
Se così fosse, basterebbe bere due bei bicchieri di acqua per metter dentro 500 g e riempire quindi lo stomaco con un bel volume.
Invece ci accorgiamo facilmente che, bevendo, non passa la fame.
In realtà ci sono dei feedback che vengono dall’estensione delle pareti gastriche. Ad esempio, è ottima abitudine quella di mangiare una buona quantità di verdure fibrose, meglio se a inizio pasto: aiuta a moderare la fame, migliorando la sensazione di sazietà, specie se arriviamo al pasto ben affamati.
In questo modo, uno stomaco con un buon volume dentro attiva in particolare la Ghrelina, una molecola di segnale che è legata appunto al vuoto/pieno dello stomaco. Si tratta però di un segnale secondario, meno potente di quelli che determinano in modo più preciso l’assunzione di nutrienti. Quindi: stomaco pieno non è sinonimo di sazietà.
(molecolePer conoscere l’azione della Ghrelina e di altri modulatori, consiglio il corso Molecole di Segnale sul sito medicinadisegnale.it)

LA FAME E’ NEL SANGUE E NEL CERVELLO

Allora da cosa dipende il segnale di “fame”?
Principalmente da una “lettura” che va a soppesare i nutrienti a disposizione e quelli recentemente entrati con il pasto.
La “fame” dipende dunque “dal sangue” e “dal cervello” che decodifica le letture: i livelli glicemici, ad esempio, sono un indicatore forte.
Se mangio poco, o tolgo i carboidrati (entrambi tipiche indicazioni delle diete restrittive) gli zuccheri a disposizione sono pochi e verrà innescata la richiesta nutrizionale (in fondo i carboidrati sono la nostra benzina quotidiana, anche a livello muscolare).
Ma attenzione, anche se gli zuccheri sono troppi, all’iniziale impennata glicemica risponde una risposta insulinica che abbassa con decisione la glicemia (ipoglicemia reattiva) inducendo nuova ricerca zuccherina (e parte il loop dei carboidrati, che può diventare una vera e propria dipendenza nelle malnutrizioni importanti).

LA FAME E’ NELL’INTESTINO

La fame è anche “nell’intestino”: se mangio un pasto completo, che comprenda anche alimenti proteici e con una corretta percentuale di grassi, vado ad attivare una digestione complessa.

Il mio apparato digestivo (dalla bocca all’ano) è perfettamente in grado di gestirlo, ma richiede che il cibo passi attraverso frazionamenti successivi, vengano attivati enzimi specifici (specie per la scomposizione di grassi e proteine che è parecchio articolata) ed attività peristaltica (motilità per rimescolare e spingere) per tutto il tratto digerente. L’ingresso di cibo ricco e complesso (con grassi e proteine) attiverà la Colecistochinina (a volte indicata anche come Pancreozimina) che insieme al Peptide YY agisce a livello ipotalamico: significa “ho mangiato in modo sostanzioso, non c’è carestia, posso attenuare il senso di fame”.
Se mangio insalatina scondita, avrò sempre fame. Punto.

LA FAME E’ NEL TESSUTO ADIPOSO

Se l’alimentazione è corretta e ben assimilata (il che richiede un microbiota in salute!) i nutrienti arrivano con forza a dare un segnale positivo sul fatto che la catena (dall’introito di cibo alla sua scomposizione, fino all’assimilazione) abbia funzionato ottimamente: le cellule adipose, sentinelle finali di tale processo, danno un ok positivo all’ipotalamo, snodo centrale del processo. Questa comunicazione di benessere e sazietà è gestita dalla leptina, una adipochina che dal momento della sua “scoperta” nel 1994 si è presa il ruolo di assoluta protagonista in ogni percorso di benessere, compresi quelli che puntano al dimagrimento.
Se la leptina fluisce correttamente, vengono attivati dall’ipotalamo i principali assi metabolici e viene spento il segnale di fame, regolato in particolare da un neuropeptide molto potente (neuropeptide NPY).

Quindi, dietro l’impostazione di Alimentazione di Segnale, c’è da parte dei professionisti, tutto un quadro articolato e complesso di biofeedback e reciproche relazioni.
Per quanto riguarda l’utente, cioè il semplice Gifter, come lo chiamiamo noi, cioè chi incontra dietaGIFT e decide di modificare le proprie abitudini, rimane questa bellissima sensazione di ASSENZA DI FAME.
Che all’inizio può anche destabilizzare. Ma, alla luce delle considerazioni appena viste, si delinea un quadro preciso e ben ragionato, in cui l’alimentazione non fa più paura. Anzi, accompagna ognuno di noi in un cammino di benessere ed equilibrio, toccando i tasti giusti per un metabolismo efficiente ed un approccio sereno al corpo ed alla forma.


molecolePer conoscere l’azione della Ghrelina, della Leptina e di altre adipochine, enterochine e di altri modulatori di Segnale, consiglio il corso Molecole di Segnale sul sito medicinadisegnale.it. ).

Il corso Molecole fa parte dei Percorsi formativi a disposizione dei Professionisti sanitari: medici , biologi, nutrizionisti, ecc.