Stevia: pro e contro di una pianta speciale

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Informarsi sulla stevia

Della stevia si fa un gran parlare. Usarla sì o usarla no? E’ meglio di altri “dolcificanti” e può essere inserita in un’alimentazione dietaGIFT?
Abbiamo chiesto informazioni ad un esperto che ci racconta storia e caratteristiche di questa pianta davvero singolare.
E che fornisce anche le indicazioni per una piccola coltivazione in casa!

Quindi, ecco gli elementi per conoscere la stevia, così da avere una corretta informazione, da usare quando la troviamo al bar o nelle “discussioni alimentari” sui media.
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mariopria2La Stevia : quando dolce vuol dire salute
di Mario Pria, dottore agronomo

Quando, nell’ormai lontano 1996, io ed il mio socio di allora ci procurammo con grande fatica una piantina di Stevia, per curarla, farla  crescere nella nostra serra e testarne le sue qualità, non  sapevamo del tutto di trovarci di fronte ad un vero e proprio miracolo della natura.  Ricordo con grande piacere l’emozione che provavo nello staccare una fogliolina di questa deliziosa aromatica per avvicinarla alla mia bocca ed assaporarla: il sapore dolce si spandeva sulla mie papille gustative, regalandomi un effimero secondo di felicità.
La piantina già allora non sapeva di essere al centro di diatribe internazionali molto più grandi di essa; faceva il suo dovere di pianta, e produceva le sue foglioline dolcissime! E lo faceva da secoli, visto il suo massiccio utilizzo da parte degli indigeni Guaranì del Sud America (è originaria del Paraguay), che ben la conoscevano (la chiamano da sempre Kaàjeè),  e usavano per dolcificare la loro bevanda preferita, il Matè.

Carta d’identità

steviaOriginaria delle montagne situate tra il Paraguay ed il Brasile, appartiene alla famiglia delle Asteraceae o Compositae (quella delle margherite, per intenderci).
Il suo nome è  Stevia,  Stevia rebaudiana bertoni. Deve il suo cognome (la specie), al chimico argentino Ovidio Rebaudi (per altro scrittore e noto spiritista, nda), che agli inizi del ‘900 ne identificò i principi attivi, che da allora furono chiamati “stevioside” e rabaudioside”.
Moises Bertoni era invece il rettore della facoltà di agraria di Asuncion che pubblicò per primo una descrizione della pianta nel 1899.

Caratteristiche della pianta

Perchè la Stevia è diventata così famosa? Prima di tutto per merito del suo immenso potere dolcificante, pari quasi a 300 volte quello del saccarosio, il comune zucchero da cucina. Poi per un’altra importante caratteristica: la sua assunzione non apporta calorie. Infine non comporta alcun impatto glicemico, quindi non provoca l’emissione di insulina, risultando particolarmente preziosa per chi ha problemi di diabete.

Composizione chimica

steviosidiGli studi successivi hanno evidenziato la presenza, all’interno della pianta, di glicosidi diterpenici: lo stevioside, il rebaudioside A, il rebaudioside C e la dulcoside A. Tali composti  contengono, nella loro struttura chimica,  tre molecole di glucosio,  ed hanno un potere dolcificante centinaia di volte superiore al saccarosio. I principi attivi sono particolarmente concentrati nelle foglie.

Proprietà

Gli studi hanno dimostrato che lo stevioside ha proprietà antinfiammatorie, antidiabetiche, immuno modulanti (regola, cioè, le difese immunitarie). Non provoca carie, ed ha effetti antipertensivi.
E’ anche efficace contro acne, disidratazione, rughe, inestetismi cutanei (diminuendo l’intossicazione provocata dallo zucchero raffinato).
(Attenzione che i benefici riportati sono legati “alla pianta” e non all’estratto che se ne è ricavato.
Per l’estratto ed il suo uso in GIFT fate riferimento alla Domanda “Sciroppo di agave, steva e fruttosio: posso?” che trovate tra le FAQ. Antonella Carini)

Storia delle controversie legate all’uso della Stevia

A questo punto direte: “Ottimo, è la pianta per noi! Usiamola!!”.
Senonché, nonostante gli indigeni SudAmericani l’abbiano utilizzata per millenni, dal 1984 al 1999 il Comitato Scientifico per l’Alimentazione, ha giudicato lo stevioside contenuto nella Stevia “tossicologicamente non accettabile”, a causa, principalmente, della scarsità di dati disponibili per valutere la sua sicurezza, dal punto di vista alimentare. La commissione Europea ne ha, per questo, si badi bene, e non per una sua effettiva tossicità, vietato per anni la sua commercializzazione a fine alimentari, ma non come pianta ornamentale (difatti nel nostro vivaio l’abbiamo riprodotta e venduta sempre come tale). Alcuni scienzati, come il professor Jan Geuns dell’università cattolica di Lovanio (Belgio),  hanno tuttavia continuato le ricerche, esprimendosi in modo categorico nei confronti della sua innocuità.

Stevia e competitors commerciali

Il problema è che la Stevia si è proposta, da subito, come concorrente degli edulcoranti di sintesi (che come essa non contengono calorie, ed hanno grande potere dolcificante). Ma, mentre nel caso di Aspartame ed Acesulfame sono stati presentati più di 7000 reclami alla Food and Drug Administration, nessun reclamo è mai stato presentato sulla Stevia. Inoltre nessuno studio ha mai sollevato dubbi sui possibili effetti negativi sulla salute testati a carico degli indiani Guaranì, a seguito del consumo quotidiano di 10 caraffe di Matè addolcito con la Stevia!
Così, da anni in Giappone e nell’America Latina, a seguito di studi che ne hanno determinato la sua innocuità,  la commercializzazione della Stevia è autorizzata.
A seguito, quindi, di interpellanze e pressione mediatica, nel 2010, l’EFSA, l’ Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha attestato che la Stevia non è nè tossica, nè tantomeno cancerogena, come ipotizzato da alcuni, esprimendo, così, parere favorevole all’utilizzo dello stevioside e del rebauside come edulcoranti e additivi alimentari, stabilendo l’assunzione massima possibile giornaliera in 4mg/kg peso corporeo al giorno.
Attualmente è esploso il suo utilizzo anche negli alimenti industriali. Attenzione, leggete le etichette, negli alimenti pre confezionati compare come E960 (sigla che identifica i glucosidi steviotici).

Aspetti botanici e di coltivazione

Ricordiamo che la Stevia è una pianta “perenne” (quindi ha un ciclo plurannuale), ma resiste poco al gelo. Quindi a Nord è usata spesso come annuale (come il basilico, ad esempio), oppure può essere ricoverata in una serretta, per poi riportarla fuori in primavera (ricordatevi, però, di bagnarla anche d’inverno!). L’aspetto è quello di una comune aromatica, simile alla menta, od alla melissa. I fiori sono ermafroditi, bianchi. La riproduzione per via gamica (da seme), è più facile di quella per via agamica (per talea). Preferisce esposizioni soleggiate, anche per una maggiore concentrazione dei principi attivi.

Indicazioni di utilizzo nell’alimentazione di segnale

Via libera, dunque, all’utilizzo della Stevia (cioè la piantina!), come sostituto della zucchero raffinato, dello zucchero di canna e degli edulcoranti sintetici.
Non ha il nostro via-libera, invece (vedi CIBI-SI e CIBI-NO), la polverina ricavata dalla pianta: nell’alimentazione (e nella medicina) di segnale anche la Stevia intesa come “estratto” invia all’organismo un messaggio di “inganno metabolico” scatenando reazioni negative sul senso dell’appetito. Il modo migliore di dimagrire rimane quindi quello di sfuggire a questo meccanismo, rinunciando gradatamente a dolcificare.

dr.agr. Mario Pria
marioemmepi@gmail.com
www.marioemmepi.it
FB: Mario Pria